Tutto iniziò così: I primi anni del Liceo e l’Olivetti P6040
Tutto iniziò nell’autunno del 1978 quando il liceo scientifico che frequentavo aveva acquistato un calcolatore e quindi dava la possibilità ai suoi studenti di poter partecipare a un corso pomeridiano di due ore settimanali della durata di 6/8 settimane se non ricordo male relativo ad una “strana” materia chiamata “programmazione“.
Incuriosito vi partecipai e, come accadde alcuni secoli prima a San Paolo, rimasi pure io folgorato sulla via di Damasco. Il calcolatore in questione era un Olivetti P6040, l’insegnante era una donna e, per quel primo corso sperimentale, il “linguaggio di programmazione” non era altro che la codifica a blocchi (flow-chart).
Per dovere di cronaca il P6040 montava un processore intel 8080, aveva una piccola stampantina, e un lettore di floppy disk da 2,5″ e si programmava con un dialetto Basic. Era un gioiellino per quei tempi e Olivetti era ancora Olivetti.
Per chi come me si appassionava di informatica non erano tempi facili, la conoscenza era di pochi che se la tenevano ben stretta poichè conoscere è potere, libri quasi inesistenti, riviste stesso discorso dei libri: un esempio su tutte la gloriosa rivista MC Microcomputer avrebbe pubblicato il suo primo numero solo nel settembre del 1981.
Correva l’anno…
Internet penserete voi ma siamo nel ’78 – Mondiale di Argentina – (perdonatemi i richiami al calcio), le emoticons nelle mail si sarebbero teorizzate nella primavera del 1979, in Italia la prima trasmissione a Pisa è datata 1986 – (Disfatta) Mondiali del Messico -, il World Wide Web sarebbe nato nel 1991…
In pratica o eri un’azienda disposta a investire ingenti somme di denaro per acquistare un computer e quindi avere un po’ di materiale per studiare oppure dovevi “navigare a vista” cercando di carpire il più possibile quelle poche informazioni che riuscivi a “scucire”. Non essendo un’azienda, per poter sperimentare programmi non solo su carta nell’estate del 1980 in Belgio mi comprai la mia prima calcolatrice programmabile: era la Texas Instruments TI 58-C che aveva costi molto più abbordabili per le mie tasche.
La TI 58-C uscita nel 1978 completava l’offerta Texas Instruments relativa alle calcolatrici programmabili insieme alla TI 58 e TI 59 uscite nel 1977 era un’evoluzione della TI 58 dove la lettera C stava per memoria Costante, tutte e tre erano dotate di un alloggiamento posto sul retro in cui si potevano inserire i Solid State Software in pratica dei chip con dei software residenti che potevano essere richiamati dalla calcolatrice. Di serie veniva fornito il chip con il modulo di matematica ma ne esistevano di ingegneria civile, economia e altri ancora.
La TI 59 non aveva la memoria costante ma era più potente e soprattutto aveva un lettore di
schede magnetiche integrato. Devo ammettere che non mi trovavo a mio agio con la programmazione delle Texas e quindi nel 1982 – Mondiale di Spagna – (Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo) lavorando come un matto il venerdì e il sabato mentre frequentavo l’università acquistai la mia gloriosa Hewlett Packard HP 41-CV.
Mi ricordo ancora il prezzo della sola calcolatrice che era pari a 552.240 lire, tanti soldi nel 1982 (vollero anche le 240 lire!!!!!). Ma volete mettere alzarsi ogni mattina e osservare il poster dello Space Shuttle con a fianco la mia HP-41 con sotto la scritta:
“Gli astronauti della Columbia hanno utilizzato due HP-41C per effettuare alcuni calcoli, giudicati critici dalla NASA, al momento del rientro nell’atmosfera: posizione del centro di gravità della navetta spaziale e continua visualizzazione dei parametri e dei dati inviati dalle stazioni a terra in costante contatto con la Columbia”.
Avrei speso altre centinaia di migliaia di lire nei mesi successivi comprando altri componenti come il lettore di schede magnetiche (484mila lire e spiccioli), il Lettore di Codici a Barre, il modulo X-Function e altri perchè la HP-41 era un “sistema modulare”, ma questa è un’altra storia che se vorrete la potrete leggere in un’altro articolo.
Cosa sarebbe successo dopo
La diffusione dei computer “per gli esseri umani” preceduta dalla proliferazione di consolle di gioco ricordo tra tutti l’Atari VCS 2600 ci sarebbe stata solo qualche anno dopo con la conseguente nascita di riviste di settore e per inciso il Commodore 64 in vendita in Italia dalla primavera del 1983 (5 anni dopo il mio primo contatto con questa realtà) costava la bellezza di oltre 1 milione delle vecchie lire (senza registratore a cassette ovviamente indispensabile) che erano dei bei soldi. Per dovere di cronaca il suo antagonista per eccellenza Sinclair Spectrum 48K costava circa la metà, aveva più RAM e non aveva bisogno del registratore a cassette dedicato.
Su Coppi e Bartali… oooops Commdore e Sinclair se vorrete se ne potrà parlare in un altro articolo, considerate soltanto che chi come me ha avuto la fortuna di vivere quegli anni in prima persona ha trascorso un periodo meraviglioso e irripetibile nonostante tutte le problematiche.